Alla fine, le prime ammissioni sono arrivate: Maurizio Sarri era “mal sopportato” all’interno dello spogliatoio della Juventus, una situazione che ha portato poi all’inevitabile epilogo a fine stagione, con l’addio del tecnico toscano nonostante la vittoria dello scudetto.
E’ stato Gianluigi Buffon, durante un’intervista a ‘Tiki Taka’, ad ammettere quanto accaduto tra Sarri e la Juve: “No, non è scoccata la scintilla tra noi. Si è posto male alla Juventus. Le difficoltà che ha avuto sono state tantissime e di certo ci sono stati anche degli attriti con alcuni giocatori all’inizio. Lui ha poi capito subito che non avrebbe potuto svolgere il tipo di lavoro a cui era abituato: ha dovuto mediare ma per lui mediare è stato avvilente. Non ha avuto quell’entusiasmo che ha di solito un allenatore come lui”.
Insomma, parole durissime che fanno poi da contraltare al giudizio sull’operato di Pirlo: “Un agnello sacrificale? Non lo definirei così visto che ha vinto Coppa Italia e Supercoppa oltre ad ottenere la qualificazione in Champions League”.
Buffon ha poi raccontato delle sue scelte negli ultimi anni di carriera: “Nel 2018 decisi di smettere, volevo chiudere il cerchio col Mondiale. Dissi al mio agente che ci avrei ripensato solo in caso di un’offerta da un top club europeo: arrivò la chiamata del PSG, fu una proposta importante dal punto di vista economico e un’esperienza di vita a cui non potevo rinunciare. Decisi di tornare dopo l’andata degli ottavi di Champions League: vincemmo a Manchester 2-0 ma la Juve perse a Madrid e io non mi sentivo a mio agio. Quella sensazione fu decisiva, scelsi di tornare perché volevo vincere la Champions con questa dirigenza e con questi compagni, oltre che per la gente della Juve“.
C’è poi spazio anche per un altro retroscena di mercato, oltre che per i progetti per il futuro: “Mi voleva l’Atalanta, Gasperini mi chiamava e mi diceva che avrei fatto il titolare a Bergamo. Lo devo ringraziare, è stato molto gratificante per me. Ma Pirlo e i dirigenti della Juve sapevano che tasti toccare e alla fine sono rimasto. Il Mondiale in Qatar? Ci penso, è la scusa per non smettere…”.